EDITORIALE
Apre il tradizionale Punto di vista di Sergio Romano, che dello spirito costitutivo degli organismi internazionali – Onu e Unione europea – traccia sinteticamente l’evoluzione, i sogni fondativi e le vulnerabilità presenti nella fase realizzativa. Sul tema centrale del Geodiritto, Ignazio Castellucci fissa le coordinate storico – dottrinarie e sottolinea l’importanza del dato giuridico, sia quale ottica per una più compiuta elaborazione analitica in ambito geostrategico sia per una maggiore capacità operativa, soprattutto in scenari di crisi e di confronto interstatuale, ma anche sotto l’aspetto della ricaduta interna del lawfare. A conferma di tale visione, Giuseppe Monateri valorizza la natura strategica dei sistemi giuridici, proponendone una mappatura e lumeggiando le dinamiche concorrenziali dei diversi modelli che orientano l’ordine giuridico mondiale. Proprio sul terreno del diritto, infatti, si colgono i semi del futuro: la pretesa egemonica americana, la necessità europea di rivendicare un ruolo più centrale del suo soft power e le mappe di una governance globale (Mauro Bussani) che si estende dalla soggettività statuale ai soggetti privati (transnational governance), questi ultimi pronti a rivendicare un ruolo competitivo e un potere finanziario, comunicazionale e operativo sempre più pervasivo e onnifago (Maria Rosa Ferrarese).
Nei nuovi scenari del Potere, il ruolo dell’Africa induce a riflettere sugli effetti di quella colonizzazione tra Otto e Novecento, che tuttora produce significativi effetti: oggi quel Continente è un laboratorio per cogliere le tracce della contaminazione giuridica, inizialmente, tra la tradizione occidentale (romano – germanica e di common law) e quella variegata autoctona, successivamente, soprattutto dall’epoca post – coloniale, con l’ingresso di nuovi attori strategici nello scenario del potere, Cina, Turchia, India e Russia, quale nuova alternativa all’Ovest euro e americano – centrico (Salvatore Mancuso). D’altra parte, la crisi dello Stato moderno e l’affermazione della glocalità – globalizzazione e localismo – offre inediti spazi ad attori sub e sovrastatali che rischiano di feudalizzare il diritto internazionale e la geografia della governance, parcellizzare e privatizzare i nodi interdipendenti e trasversali delle nuove e multipolari dominanze verso una dimensione neo – medievale, tra Stato e mercato, ripetendo la diade Imperium e Sacerdotium (Davide Ragnolini). Nella comparazione giuridica è ancor più netto il sottofondo ideologizzato di certe narrazioni, sospese tra la pretesa neutralità epistemologica e l’evidenza empirica di un rapporto strettissimo tra il giuridico e il politico, che consente alla geopolitica del diritto di mediare e negoziare gli spazi di sovranità e d’influenza per tracciare e ‘mantenere’ i mutevoli equilibri di potenza (Ugo Mattei).
Lo stesso ambito del diritto può divenire agone competitivo per l’egemonia culturale: già nella prima metà del secolo scorso si colgono embrionali sensibilità al tema del geodiritto, da una parte, nel confronto serrato tra la tradizione romana vantata dal sistema giuridico fascista e il nuovo ordine teutonico sotteso a quello nazista (Tommaso Beggio) e, dall’altra, nei contributi di studiosi dell’epoca, Carlo Costamagna e Sergio Panunzio, sull’Impero e sulla possibile centralità italiana rispetto agli «aggregati imperiali» dell’epoca (Enrico Silverio). Nello sviluppo dell’argomento giocano un ruolo significativo sia la talassocrazia, una nuova sensibilità verso il mare (Filippo Ruschi), sia il concetto di confine (Paolo Marchetti). In questi spazi che dividono – e al contempo uniscono – viene evocato il diritto internazionale quando gli accordi interstatuali falliscono e le pretese si rivolgono a una necessaria mediazione (Giuseppe Nesi). D’altra parte, la più sofisticata ingegneria diplomatica o la più solida vocazione nazionalista contengono a fatica l’urgenza ineludibile di una mobilità umana che ha ragioni complesse e su cui occorre riflettere (Veronica Arpaia).
Il tema si estende con il riferimento di Federico Roggero al riconoscimento dei diritti civili dello straniero del codice civile italiano del 1865 e alla successiva e progressiva consapevolezza che nell’esercizio civilistico e commerciale si poteva rinvenire un’arma ben più letale di quelle convenzionali. Tale intuizione vale ancor più in ambito economico finanziario (Antonino Alì). A conclusione, Castellucci propone il Piccolo cronoideario geogiuridico, guida tra i segni del passato di quelle idee, dottrine e costruzioni normative che hanno costituito pietre miliari dell’evoluzione del geodiritto. Nel diverso ambito di storia dell’intelligence, Virgilio Ilari indica gli aspri sentieri della formazione dell’identità nazionale; Paolo Bertinetti racconta E.P. Oppenheim che, benché autore di spy story artisticamente non tra le migliori, ha contribuito alla formazione del cliché improbabile ma gradito della spia alla James Bond, e Stefano Pisu, sottolineando l’importanza delle ricerche accademiche negli ultimi decenni sulla genesi e lo sviluppo dei festival del cinema, ne coglie quegli aspetti che hanno attirato l’attenzione dei Servizi segreti e delle polizie, legati al significato politico e agli interessi spionistici a essi talvolta assegnati.
Le tradizionali rubriche offrono bozzetti sul tema filatelico del «Cia inverted» (Domitilla D’Angelo); sulla pellicola Munich, capolavoro d’azione e d’introspezione di Steven Spielberg, centrato sul tema complesso della vendetta (Giancarlo Zappoli); sul fumetto, con L’ora della spia, illustrata da Francesco Ripoli e sceneggiatura di Giuseppe Pollicelli e, infine, dell’umorismo, con nuove avventure del Perfetto agente segreto narrate con la verve del solito Melanton. La Redazione esprime un sincero e sentito cordoglio per la recente scomparsa di tre figure del pensiero italiano che hanno contribuito alla realizzazione dei nostri progetti editoriali. Il filosofo Aldo Masullo, voce memorabile della cultura del nostro Paese, sempre disponibile a confrontarsi sui vari argomenti come occasione per un simposio vivace e stimolante. Il giornalista e scrittore Roberto Gervaso, che con la sua penna colta e ironica ha affrontato i più delicati temi della storia e della cronaca, condividendo con noi Aforismi sull’intelligence. Paolo Fabbri, pioniere della ricerca semiologica, di cui resteranno nella memoria il raro acume e il fascino della sua divulgazione.