Le Carré-Smiley: amore e odio ai tempi delle spie
di Paolo Bertinetti
Che la verosimiglianza e l’accuratezza ‘tecnica’ con cui le Carré descriveva il mondo dello spionaggio e dei Servizi segreti britannici discendesse da una sua qualche familiarità con i Servizi stessi, era cosa ovvia. Che ne avesse fatto parte era cosa probabile, nonostante le sue distratte smentite. Poi, finalmente, a un certo punto rivelò di essere stato un agente segreto. Interessanti dettagli sul lavoro di le Carré nell’intelligence britannica li fornisce la sua biografia autorizzata uscita di recente, dovuta ad Adam Sisman. E magari nuove informazioni le fornirà lo stesso le Carré nella sua autobiografia che sarà pubblicata nell’autunno prossimo.
Dall’ambiente dei Servizi le Carré trasse ispirazione anche per alcuni personaggi della sua fiction, in particolare per la figura di George Smiley, una creazione letteraria che sta quasi alla pari con quella di Sherlock Holmes e che supera di gran lunga quelle degli agenti creati dalla fantasia dei maestri della spy story inglese. Anche nel caso di Smiley si tratta comunque di un’invenzione letteraria, perché l’originale, per molti aspetti, gli è alquanto lontano.
Le Carré, Bingham e Smiley: un ‘rapporto a tre’ tra realtà e fantasia
Il modello, chiamiamolo così, era John Bingham, che tuttavia a differenza del piccolo borghese Smiley, apparteneva all’alta società britannica: nel 1960 aveva infatti ereditato il titolo nobiliare di Lord Clanmorris.
Bingham era entrato nel MI5 poco più che trentenne, nel 1940, all’inizio della guerra. Mentre le Carré vi era entrato nel 1958, nel pieno della guerra fredda. Nonostante la forte differenza d’età i due divennero amici; e Bingham, che affiancò alla sua attività di agente quella di scrittore di polizieschi e di romanzi di spionaggio, incoraggiò le Carré a cimentarsi in quella sua seconda attività. Così avvenne. Ma con una non piccola differenza. I libri di Bingham ricevettero una buona accoglienza (Alfred Hitchcok ne adattò due per la televisione e un terzo divenne un buon film, A Fragment of Fear, diretto da Sarafian); quelli di le Carré ebbero invece, come tutti ben sappiamo, un successo trionfale.
Non è detto che sia stata quest’ultima la ragione della fine del loro rapporto di amicizia. Qualcosa rivelano le lettere e i documenti privati di Bingham, che ora si trovano in un archivio della Boston University. Il motivo maggiore fu il disappunto di Bingham per il modo in cui le Carré criticava i Servizi segreti inglesi: umiliava gli agenti inglesi, faceva gioire i nemici dell’est europeo e screditava l’intelligence, pensava Bingham, mentre invece il loro ruolo cruciale nell’ambito della guerra fredda meritava un’approvazione piena. Nell’archivio americano c’è la trascrizione di una conversazione tra Bingham e la moglie in cui tutto questo viene detto apertamente.
A questo primo motivo si aggiungeva anche un dato personale: Smiley era descritto come un uomo di aspetto tutt’altro che attraente (in effetti Bingham era un tipo piuttosto insignificante), dai modi goffamente impiegatizi e incapace di vestirsi bene – cosa che, come disse suo figlio, lo amareggiava alquanto. Ovviamente la quasi totalità dei lettori ignorava chi fosse Bingham. Ma lo sapevano bene gli uomini dell’intelligence inglese. Questo era il problema: perché, come scrisse le Carré, nessuno che lo avesse conosciuto avrebbe potuto non accorgersi che il modello di George Smiley era John Bingham.
Il ‘quarto incomodo’: Madeleine Bingham e la moglie di Smiley
C’è però una terza ragione da tenere presente: la moglie di Smiley tradisce apertamente il marito (e addirittura lo tradisce con quello che si rivelerà essere ‘la talpa’ in uno dei libri più belli di le Carré): quindi le Carré diceva a quei lettori che conoscevano Bingham che sua moglie Madeleine era una donna frivola che lo tradiva.
Sappiamo che, in particolare, acutissimo fu l’astio della donna nei suoi confronti (ma in genere tutta la famiglia Bingham lo disprezzava, considerandolo, come disse le Carré, ‘una merda’). Tale astio si tradusse in alcune pubbliche dichiarazioni. In più occasioni la donna affermò (a torto) che le Carré non aveva nessun titolo per parlare come esperto di ciò che riguardava spionaggio e controspionaggio, dato che era stato membro dell’intelligence per un tempo brevissimo. Madeleine Bingham aveva addirittura scritto un libro, intitolato La moglie di Smiley, che conteneva ben tre capitoli pieni di attacchi a le Carré. Ma intervennero i Servizi che ne impedirono la pubblicazione; non certo per proteggere le Carré, ma per bloccare la diffusione delle informazioni riservate che il libro ingenuamente rivelava.
Madeleine ci riprovò, questa volta scrivendo un testo teatrale che giocava sul titolo del terzo volume della cosiddetta ‘Trilogia di Karla’ di le Carré, Smiley’s People, che in italiano conosciamo come Tutti gli uomini di Smiley. Il titolo del testo era Smelly’s People, che potremmo tradurre come Tutti gli uomini del puzzone. Ma anche questo lavoro non fu pubblicato. Meglio così. Senza volerlo, le vedove che in ambito letterario difendono la memoria dei mariti spesso fanno più danni che altro.
L’autore
Paolo Bertinetti, professore di Letteratura inglese all’Università di Torino, si è occupato soprattutto del teatro inglese (dell’età elisabettiana, della Restaurazione e del Novecento), della narrativa di Graham Greene e dell’opera di Beckett (tutto il teatro, Einaudi 1994, e tutte le prose brevi, Einaudi 2010). Di recente ha pubblicato, per Einaudi English Literature. A Short History (2010) e Il teatro inglese. Storia e capolavori (2013).
Per il nostro sito ha scritto anche Agenti segreti. I maestri della spy story inglese.
Categoria: Storie di spie