Il primo capo dell’Intelligence fu Giosuè

Gli esploratori fuggiti da Gerico riferiscono a Giosuè, mosaico, S. Maria Maggiore, Roma
Ogni mattina, prima dell’alba, Erri De Luca si alza e studia l’ebraico. Si tiene compagnia con i fogli di un altro alfabeto. Non lo legge, lo assapora. Lascia che le parole, piene di senso, scorrano nelle vene. Quei segni sono codici di sapienza, raccontano vita e lotte, anche quando stanno in silenzio e aspettano. Scritta in yiddish resta una parola: èmet, verità. Lo yiddish è una lingua che racconta a chi sa schiuderne i segreti. Fatta di parole veloci e crude, adatte a farsi largo tra le grida. Hanno la stessa quantità di mendicanti e di superstizioni. Sono competenti in miserie, battaglie e teatri operativi. Con l’autore di I pesci non chiudono gli occhi, analizziamo i fondamenti biblici dell’Intelligence. Proprio in quei testi sacri dove lottare per la sicurezza del popolo significa saper leggere i segni dei tempi e prevenire gli attacchi. In un passo del Libro dei Proverbi (15,30) si dice: «Falliscono le decisioni prese senza consultazione, riescono quelle prese da molti consiglieri. È una gioia per l’uomo saper dare una risposta; quanto è gradita una parola detta a suo tempo […] Una notizia lieta rianima le ossa».
Secondo alcuni esegeti, è stato Mosè a capire per primo l’importanza dell’Intelligence. Lo racconta il Libro dei Numeri, capitolo «Mosè ubbidì all’ordine del Signore e, dal deserto di Paràn inviò come spie uomini scelti fra i capi degli Israeliti…»
Mosè ha mandato degli esploratori, dodici, uno per ogni stirpe di Israele, dal deserto di Paràn a perlustrare la terra di Canaan e a riferire. Dura quaranta giorni l’indagine, e i dodici la attraversano alla luce del giorno. Dieci di loro sconsiglieranno di andarci, suscitando lo scoramento del popolo, dunque riferendo pubblicamente il risultato della loro indagine. Da questi dettagli si capisce che sono il contrario di ‘spie’: sono esploratori. Mentre Giosuè – la storia è raccontata in tutto il capitolo 2 del libro – manderà delle vere spie dentro Gerico per scoprire i punti deboli della città da conquistare nella prima operazione militare nella Terra promessa. Giosuè è il più grande condottiero militare della storia di Israele, dunque si serve di strumenti al servizio della tecnica di guerra. Il verbo usato per Gerico è diverso da quello usato da Mosè per la terra di Canaan. Per Gerico, Giosuè chiede una perquisizione passo a passo. Il testo biblico è questo: «In seguito Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: ‘Andate, osservate il territorio e Gerico’. Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una prostituta chiamata Raab, dove passarono la notte».
Quella narrata nel capitolo 2 di Giosuè è una vera e propria spy story. Prima del passaggio del Giordano per invadere la terra di Canaan, Giosuè inviò due spie per avere informazioni aggiornate sulla città di Gerico. Della donna che abitava forse in vicinanza della torre, il testo dice: «legò la cordicella scarlatta alla finestra…». Con una fune i due 007 dell’Antico Testamento poterono fuggire dalle mani degli inseguitori. Al momento della conquista di Gerico da parte degli Israeliti, la prostituta fu preservata dall’eccidio con la propria famiglia, come le era stato promesso.
Ma cos’è il segreto secondo la Bibbia?
Il segreto, sod, è la particolare intimità tra la Divinità e i suoi credenti. Sulla sua radice si costruisce la parola ièsod, fondamento.
In un suo libro, Il torto del soldato, lei ha scritto: «Così fanno gli alberi circondati dalle fiamme: scaraventano lontano i loro semi». Cos’è una notizia nella Scrittura?
Non ci sono scoperte ma rivelazioni. In quel libro si assiste alla volontà di rivelazione di una Divinità e la comunicazione con le creature attraverso la parola. E disse, è il verbo più usato dal soggetto Divinità.
Nella Bibbia ci sono modelli organizzativi di ‘Servizi di sicurezza’?
Il moderno Servizio segreto non ha precedenti nell’Antico Testamento. Le cose nascoste vengono suggerite ai profeti dall’alto, oppure in sogno. L’interpretazione dei sogni del Faraone rende Giuseppe degno della seconda carica dell’Egitto.
Jahve Zevaot, il Dio degli eserciti, ama chi lavora per la pace
Zevaòt non vuol dire direttamente eserciti ma schiere. Sono zevaòt pure gli ammassi stellari. La pace nei testi sacri è una benedizione che proviene dall’osservanza dei comandamenti e dei precetti, la guerra è una conseguenza delle trasgressioni.
Una delle più belle parole in ebraico è fedeltà
La parola è emunà, che significa fedeltà e lealtà. Proviene dalla convinzione di verità fondata sulla parola amèn.
In Abacuc, il profeta dell’attesa, si dice: «Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà…» (2,1-3). Ma sulla scena biblica resta soprattutto Giobbe, icona dell’uomo giusto che cerca verità in ogni tempo. Grida a Dio chiamandolo suo Custode
Giobbe, esasperato, chiama la Divinità ‘Guardiano’, in senso di sbirro dell’uomo (notzer). Diverso è il verbo custodire, shamar, che si applica alla terra come al servizio dovuto alla Divinità. Shomer, invece, vuol dire sentinella: serve a proteggere.
Facciamo un salto nel Nuovo Testamento. Anche nei Vangeli ci sono segreti da trovare e un kerigma da narrare. A suo giudizio Giuda l’Iscariota è stato uno ‘spione’ o uno zelota che pensava al Messia come liberatore politico?
Giuda è un traditore. Passa dall’altra parte e consegna il suo capo. Sotto l’occupazione militare romana ogni raggruppamento religioso ebraico era sospetto di tramare contro l’autorità: molte rivolte avvenivano e molte spie aiutavano i Romani nell’opera di repressione. Giuda è uno di questi e al processo che si svolgerà subito dopo non occorre la sua testimonianza.
Il logo del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica è un falco che vola nel vento. Quale pensiero le ricorda?
Il falco chiunque lo può vedere dal basso, stagliato contro il cielo. Un servizio d’informazione dovrebbe avere come animale araldico anche la talpa. Sono animali solitari, le talpe. Smuovono terreni, sono sempre attive e hanno una qualità: non vanno in letargo con il freddo.
Quanto è importante, ieri come oggi, proteggere la sicurezza di uno Stato?
In Italia in passato si è parlato di Servizi segreti deviati che intralciavano indagini. Ne eravamo diventati diffidenti. Ora non è più così: i Servizi sono percepiti come un sistema di sicurezza che serve a difendere tutti, come dimostra la lotta al terrorismo internazionale. La raccolta di informazioni è vitale per un Paese.
In un suo libro, Mestieri all’aria aperta, lei descrive pastori e pescatori. Come definisce gli uomini e le donne dell’Intelligence?
Sono una via di mezzo tra sentinelle ed esploratori. La loro opera migliore è la prevenzione. Perciò i migliori risultati restano invisibili, i successi sconosciuti.
Categoria: Storia d'intelligence