Relazione certifica capacità previsionali dell’intelligence

20 Febbraio 2018

Presentazione Relazione 2017

Intervento del Direttore generale del DIS, prefetto Alessandro Pansa, alla presentazione della Relazione annuale 2017

I sentimenti della mia gratitudine più calorosa sono rivolti anche al COPASIR, al suo Presidente ed a tutti i suoi componenti, per la sintonia fruttuosa e robusta che abbiamo costruito assieme. Il Comitato è stato un punto di riferimento prezioso, nell’impegno condiviso a promuovere gli interessi del Paese garantendo quel bene collettivo primario che è la sicurezza nazionale.

Il percorso di attuazione della Legge di riforma dell’intelligence si è snodato lungo direttrici di responsabilità, efficienza, legalità, conoscibilità, sinergia con i soggetti privati e con il mondo accademico e della ricerca. Aspetti che hanno potenziato la capacità di risposta dell’intelligence, affinandone l’abilità di discernere il panorama della minaccia e di anticipare le tendenze evolutive. Lo dobbiamo in primo luogo all’AISE ed all’AISI, che ogni giorno operano sul campo, svolgendo un’attività operativa, nonché di valorizzazione ed analisi del dato informativo, sempre delicata ed intensa, a protezione della nostra sicurezza. Di ciò rendo merito ai loro Direttori ed al loro personale, con un ringraziamento profondo, che indirizzo al tempo stesso al personale del DIS a tutti i livelli. Ho potuto toccare con mano quanto la macchina del Dipartimento debba misurarsi, ogni giorno, con sfide e sfaccettature di complessità tale che l’adattamento continuo ad una realtà in divenire perenne è fra i principali dei nostri imperativi.

L’obiettivo della Relazione annuale è mettere l’accento sulla centralità che la dimensione analitica ha acquisito nell’operato dei “Servizi Segreti”: trovarsi sempre “un passo avanti” rispetto alla minaccia. Il nostro compito non è quello di ridurci a fotografare l’esistente, ma di “leggerlo” per dedurne le evoluzioni possibili. Solo in tal modo possiamo fornire al committente elementi utili e fruibili, tali da consentirgli di assumere decisioni consapevoli ed informate.

In questa Relazione abbiamo inserito una antologia delle previsioni formulate nel corso degli ultimi dieci anni, per verificare se ne abbiamo individuato i sintomi preventivamente, allertando per tempo l’Autorità politica. Ed è motivo di soddisfazione constatare che la Sicurezza Nazionale si è rivelata pienamente all’altezza delle aspettative.

Con larghissimo anticipo rispetto alla drammatica stagione degli attentati, nel 2007 avevamo descritto l’Europa tra gli ambiti alla permanente attenzione del jihad globale, per varie finalità che spaziano dall’arruolamento alla logistica fino ad includere l’opzione operativa”.

Nella Relazione 2008, cioè molto prima che l’espressione “lupo solitario” iniziasse a campeggiare abitualmente sulle pagine dei giornali, scrivevamo che “l’azione intelligence è chiamata a misurarsi pure con le incognite legate alla possibile, improvvisa attivazione operativa dei cd. “lone terrorist”, soggetti che al di fuori di qualsiasi vincolo associativo si autopromuovono al jihad, seguendo dettami ideologici ed indicazioni tecnico-operative di cui internet resta una fonte di prima grandezza”.

Valore prognostico altissimo hanno avuto anche due passaggi della Relazione 2009: l’attenzione sullo Stato Islamico in Iraq (ISI) prima filiale qaidista ad aver tentato di assumere rango di soggetto “statuale”; e quello che sarebbe stato il nuovo fondamentale campo di sfida per l’intelligence: la cybersecurity, ciò a cospetto – scrivevamo – di “una minaccia che ha ormai assunto una caratura strategica, tanto da essere considerata dai principali attori internazionali un fattore di rischio di prima grandezza, direttamente proporzionale al grado di sviluppo raggiunto dalle tecnologie dell’informazione”.

Nel 2016, la sicurezza cibernetica guadagnava, in ragione dei connotati evolutivi della minaccia, una priorità assoluta fra i temi all’attenzione del Comparto. Venivano in tal modo gettate le fondamenta della nuova architettura nazionale disegnata l’anno scorso con il Decreto a firma del Presidente Gentiloni. Nel volume dello scorso anno, in particolare, segnalavamo come “la variabile cibernetica come strumento di offesa sta giocando un ruolo determinante nell’evoluzione e nell’attualizzazione del cd. conflitto ibrido. I target aggrediti (in particolare gli Stati) devono in molti casi reagire con processi decisionali e procedure codificati, mentre molti attori ostili possono operare con azioni informali, discontinue, apparentemente occasionali, ma sovente inserite in vere e proprie campagne di guerra asimmetrica, persistente e coordinata, con attacchi seriali e tattiche operative che rendono difficile risalire agli aggressori“.

Il terrorismo jihadista occupa un posto di priorità assoluta nella nostra agenda. Secondo la relazione 2017 Daesh ha subito pesanti sconfitte sul piano militare e si è ridotto ulteriormente nella sua dimensione territoriale e finanziaria, ma potrebbe essere ancora in grado di colpire l’Europa, anche con cellule ben addestrate. Al Qaida resta impegnata a perseguire i suoi obiettivi di lungo termine, rimane preminente in varie aree, continua ad attrarre un numero cospicuo di gruppi minori, e mantiene capacità e volontà di pianificare attacchi.

Merita di essere ricordato il concorso sul piano informativo alla salvaguardia delle capacità produttive, del know how pregiato e dei livelli occupazionali dell’Italia, a fronte di iniziative acquisitive straniere delle quali non appaiono sempre chiari i reali attori di riferimento. Specifico rilievo è stato riservato alla protezione dei settori strategici delle telecomunicazioni, dei servizi informatici e della difesa, tutelati dalla normativa in materia di golden power.

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