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Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica

Origini (1859-1899)

Appena costituitasi come Stato unitario sotto il Re Vittorio Emanuele II di Savoia, l’Italia avvertì l’esigenza di riorganizzare i diversi sistemi di informazione già presenti nel Paese, risultato della frammentazione territoriale e organizzativa.

Numerose fonti storiche indicano che nel periodo risorgimentale (1859-1866) operarono, con compiti talvolta diversi e talaltra sovrapposti, almeno due servizi del Ministero dell’interno, uno dell’Esercito – facente capo al regno di Sardegna, nella persona del maggiore Giuseppe Govone, (1825-1872) e considerato il primo vero embrione di servizio nazionale – uno dei Carabinieri e uno del Corpo delle Guardie doganali. A questi devono essere aggiunti i servizi afferenti al Presidente del Consiglio e al Ministro degli affari esteri, nonché il dispositivo informativo del Re presso la casa militare e quella civile.

Sono questi gli anni in cui l’attività informativa militare è affidata a perlustratori e militari a cavallo che compiono veloci incursioni oltre le linee nemiche al fine di osservare – e annotare – la distribuzione delle truppe sul territorio, i movimenti, la quantità delle batterie di artiglieria o dei reparti a cavallo. In alcuni sporadici casi sono presenti anche osservatori civili, i cui compiti però appaiono in questa fase ancora molto limitati.

Per porre ordine, nel 1863 fu istituito l’Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito che, affidato al Colonnello Edoardo Driquet (1824-1916), si configura come il primo organo italiano di polizia informativa.

Sciolto a seguito delle sconfitte sofferte nel 1866 contro l’esercito austriaco a Custoza e Lissa – e imputate proprie all’inefficienza del servizio – l’Ufficio informazioni fu ricostituito nel 1890 con prevalenti funzioni di polizia e controspionaggio. Tali compiti mostrano la propensione dei servizi italiani, in questo periodo storico ma anche nella maggior parte delle fasi successive, all’investigazione e alla prevenzione dell’attività dei servizi stranieri sul nostro territorio. Sono questi, secondo gli storici, gli anni dei tentativi di penetrazione nel nostro paese da parte del temuto Evidenzbureau austriaco e del Deuxième Bureau francese. In tale contesto, non è dunque un caso che, nel 1889, il governo italiano definisca per la prima volta il reato di spionaggio a favore di potenze straniere.

L’adesione nel 1882 dell’Italia alla Triplice Alleanza, fa sì che si moltiplichino le azioni di intelligence nella Francia sudorientale, in particolare quelle che vedono protagonista il giovane capitano Eugenio De Rossi (1863-1929). Reclutato nell’Ufficio Informazioni dopo aver redatto, da ufficiale dei bersaglieri, una simulazione di un Piano di aggressione all’Italia da parte della Francia, De Rossi si reca in bicicletta sui crinali alpini dal Col di Tenda sino all’entroterra di Nizza osservando i movimenti delle truppe transalpine ed entrando in possesso di un nuovissimo modello di fucile francese, il Lebel 1886/1893. Impiegato più tardi anche a Milano, per contrastare il lavoro di agenti parigini infiltrati, in Istria, Dalmazia e nella Galizia, De Rossi può essere considerato uno dei primi veri “agenti” operativi italiani.

Negli stessi anni l’attività di intelligence esterna si estende alle colonie d’oltremare, dapprima grazie alle attività di privati come la Compagnia di Raffaele Rubattino di Genova, che utilizza esploratori, mercanti e missionari, poi attraverso un intervento strutturato di elementi militari a partire dai primi anni ’90 del XIX secolo.

Ma la minaccia alla sicurezza del Regno d’Italia non proviene solo dall’esterno. Negli ultimi anni del secolo le difficoltà economiche e il progressivo avanzamento della questione sociale, cui si unisce il consolidarsi di diversi movimenti di categoria e nuove ideologie politiche, fanno sì che si sviluppino attività di controllo in ambito nazionale. Nasce così l’Ufficio Riservato del Ministero dell’interno, che segna il passaggio storico al “doppio binario” dell’intelligence italiana: militare per la sicurezza esterna, civile per la sicurezza interna.